Ci stiamo bevendo la plastica

Ricordo quando ero bambina e andavo in montagna: la mattina presto mi alzavo e trovavo fuori dalla porta di casa una bella bottiglia di vetro piena di latte fresco.
Era un servizio molto comune che nel tempo è sparito, così come è notevolmente diminuito l'uso del vetro che per tanti anni doveva essere restituito in cambio di qualche monetina che mi rendeva felice.
La plastica l'ha surclassato, diventando la nuova prima donna. Costa di meno, è più leggera ma soprattutto è indistruttibile. Appunto, indistruttibile. La recente indagine realizzata da Orb Media, un'organizzazione no profit statunitense, ha permesso di individuare la presenza di fibre di plastica anche nell'acqua che sgorga dai nostri rubinetti.
Il record negativo spetta agli Stati Uniti, dove queste fibre sono state rinvenute nel 94 per cento dei campioni analizzatati. L'Europa può vantare la più bassa contaminazione che però riguarda comunque il 72 per cento dei casi.
È facile capire che se la plastica è nell'acqua che beviamo, la plastica sarà presente anche nel nostro organismo. Non è stato sufficiente denunciare il fatto che nel Pacifico del sud si è formata un'isola grande otto volte l'Italia, fatta di particelle di microplastica. Se ne è parlato poco, tanto è un problema lontano migliaia di chilometri da noi, senza capire che l'intero pianeta è a rischio.
Stavolta il problema entra direttamente a casa nostra. L'ennesimo avviso per fare un importante cambio di rotta.
Questo articolo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana