Basta uccidere gli elefanti per l'avorio
Ogni anno muoiono oltre 30 mila esemplari

Era il giugno del 2014 quando la notizia dell'uccisione di Satao fece il giro del mondo. Satao, un nome che per molti non significa niente, viveva in Kenya ed era uno dei più vecchi elefanti dell'Africa. Suo malgrado è diventato il simbolo della crudeltà, della stupidità e dell'avidità umana. Piegato sulle ginocchia e sfigurato nella morte dai bracconieri, Satao pagò con la vita il 'peccato' di possedere le zanne più grandi d'Africa.
Si calcola che ogni anno, in questo continente, vengano uccisi più di 30.000 elefanti soltanto per i loro denti d'avorio – perché è di denti che si tratta – il cui commercio venne vietato a livello mondiale nel 1989 dopo che gli elefanti africani in un decennio passarono da 1,2 milioni a 600 mila esemplari.
Per far capire quanto sia folle questo crimine e sensibilizzare l'opinione pubblica, negli ultimi 25 anni in tutto il mondo si sono organizzate manifestazioni, i cosiddetti 'Ivory Crush', durante le quali sono state letteralmente ridotte in polvere tonnellate d'avorio. Per la prima volta se ne è tenuta una anche in Italia: il 31 marzo al Circo Massimo di Roma un bulldozer ha distrutto mezza tonnellata di avorio, sequestrato a trafficanti e cacciatori, durante una dimostrazione pubblica e simbolica.
Sarà davvero servito a qualcosa? Per lo meno a non far passare sotto silenzio un crimine che sembra non trovare mai fine.
Questo articolo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana