ShareWear, la moda che si condivide

Ambientalismo, ecologia, rispetto della natura: sempre di più questi termini entrano nelle nostre case ogni giorno. Ma cosa significano davvero? In sintesi, rispetto della vita.
Questo è il vero motivo per cui ognuno di noi dovrebbe avere a cuore la salute dell'ambiente facendo scelte responsabili in tutti i campi, compreso quello dell'abbigliamento.
Quando ero piccola ricordo che jeans, maglioni e magliette dovevano durarmi per anni. Oggi la moda cambia velocemente, i prezzi sono drasticamente diminuiti e la nostra nuova mentalità ci porta ad acquistare continuamente vestiti anche quando non ne abbiamo bisogno, senza pensare che ogni anno, nel modo, un milione di tonnellate di indumenti finiscono in discarica. Per questo da tempo sono nate iniziative volte a riciclare i tessuti tessili, per limitare l'inquinamento, o a donare i vestiti usati in beneficenza.
In Svezia hanno osato di più. Da poco è nato “ShareWear”, una serie di abiti firmati da stilisti locali messi sul web gratuitamente a disposizione di chiunque voglia usarli per una settimana, al termine della quale il capo dovrà obbligatoriamente essere condiviso di nuovo. Una sorta di car sharing del guardaroba. Al di là della possibile trovata pubblicitaria, questa iniziativa potrebbe essere lo spunto per qualcosa di molto più concreto. La condivisione degli abiti permetterebbe a tutti di avere molti più vestiti senza aumentare la produzione di materiali che poi alla fine vanno inquinare questo nostro povero mondo.
Questo articolo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana