Giappone, distrutto l'habitat dei dugonghi
Ma i nipponici negano alla Reimbow Warriors di Greenpeace di investigare sulle cause.

''Il Giappone nega alla Rainbow Warrior il permesso di investigare sulla distruzione dell'habitat degli ultimi dugonghi''. Lo afferma Greenpeace facendo presente che ''le autorità giapponesi hanno rifiutato alla nave (Rainbow Warrior, ndr) il permesso di unirsi alle proteste contro la costruzione di due nuove piste d'atterraggio della base militare statunitense nella baia di Henoko-Oura, un paradiso di biodiversità che ospita l'ultima popolazione di dugonghi del Giappone''.
La Rainbow Warrior - racconta l'associazione - è arrivata a Okinawa su ''invito di politici e attivisti locali per sostenere le proteste dei cittadini contro l'allargamento della base militare''. Ma, in seguito al rifiuto del Giappone, la nave di Greenpeace è rimasta ormeggiata a Naha, capoluogo dell'Isola di Okinawa; a bordo ci sono attivisti di diverse nazionalità, compresi due italiani. Greenpeace mette in evidenza come ''a soli tre chilometri di distanza dalla base siano evidenti tracce di pascolo dei dugonghi''. Inoltre intorno all'area ''sui fondali sono stati rinvenuti blocchi di cemento che hanno schiacciato i coralli. Nella baia vivono 5.600 specie marine, di cui 262 sono in pericolo. Tra le specie a rischio ci sono tre specie di tartarughe marine, pesci pagliaccio e la più grande prateria di fanerogame marine dell'isola di Okinawa''.
Le proteste a Okinawa contro la base statunitense durano da 19 anni. Quasi l'80 per cento della popolazione si oppone all'allargamento della base e il governatore di Okinawa ha tentato di bloccarlo con un apposito decreto; ma lo scorso 27 ottobre il governo ha dichiarato nulla questa opposizione.