Riflessione dell'AIAB sul riso bio falso scoperto da "Report"
Presidente dell'AIAB, Vicenzo Vizioli, dice la sua: "la puntata mi è sembrata in qualche passaggio imprecisa con cose anche non dette.".

L'ultima puntata della trasmissione che va in onda la domenica sera su Rai3 “Report” si è incentrata sul biologico, in particolare sul riso e sulla cosmesi e ancor di più su quei prodotti che si definiscono bio ma che in realtà non lo sono “imbrogliando” difatti i consumatori che credono di acquistare bio.
Il giorno dopo la trasmissione condotta dalla giornalista Milena Gabanelli, il presidente AIAB Vincenzo Vizioli, ha voluto rilasciare un proprio parere: “Come al solito Report ha colto nel segno, anche se la puntata mi è sembrata in qualche passaggio imprecisa con cose anche non dette. La dinamica dei problemi sollevati rischia di essere chiara solo agli addetti ai lavori mentre per il cittadino consumatore emerge solo il concetto di frode".
Nel reportage ci sono stati “punti oscuri” o per meglio dire un po' di confusione, un esempio ne è il "residuo zero" che non è un parametro biologico. Nota positiva ed efficace, è stata la distinzione tra il “buon riso biologico” che, si coltiva grazie alle rotazioni e il “falso riso bio” che, non può e non deve essere classificato bio in quanto durante le fasi di coltura, non applica il metodo biologico.
Fulcro del servizio sono stati gli enti di certificazione, detti anche organismi di certificazione e chi deve vigilare su essi cioè le Regioni, come ci tiene a sottolineare V.Vizioli “il regolamento CE 834/07 all'art. 12 impone "... rotazioni pluriennali alle colture che includono leguminose e altre colture da sovescio...” in più il DM 18354/2009emana norme attuative per gli avvicendamenti, e cioè una stessa coltura può tornare sullo stesso terreno non prima di altri due cicli colturali, di cui uno fatto da leguminose o da un sovescio.
In conclusione dall'analisi del Presidente AIAB, risultano due aspetti: una giusta e doverosa analisi dell'argomento ma con ancora molti punti “in sospeso” o comunque da esplicare meglio, soprattutto per coloro che non sono “addetti ai lavori”.