UNA GITA IN TOSCANA
di Licia Colò
7 novembre 2001 - Il vento di tramontana ed il grosso temporale della notte hanno perfettamente pulito l’aria. Da molto tempo non vedevo così vicine le montagne che fanno da contorno a Roma. L’autostrada è sgombra ed il mare alla nostra sinistra fa bella mostra del suo colore. Abbiamo da poco superato Civitavecchia quando ci colpisce qualcosa che l’inquinamento cela regolarmente a chi osserva. Inizialmente ho pensato all’Argentario, poi ho capito: alcune delle sette perle dell’Arcipelago Toscano erano lì, in bella mostra, ad un colpo di remi dalla terra.
La nostra meta non è lontana, si trova nella Maremma Toscana, vicino a Grosseto, precisamente a Massa Marittima. Raggiungere il posto per noi è facile, ci siamo già stati per altre ragioni, proprio qui a Massa c’è un Centro di Recupero per le Tartarughe ed un altro in cui si possono ammirare, con il dovuto rispetto, le cicogne, che si riproducono in una zona protetta da un’alta rete: una voliera nella natura.
Siamo giunti, Podere Altini è innanzi a noi proprio sulla cima del piccolo colle. E’ un vecchio casale tradizionale dall’aspetto reso ancora più solido dalla pietra che ne struttura le mura. L’architettura è mossa, le finestre sono ampie, ingentilite da alcune tende parasole, unico vezzo di modernità. Le scale esterne, l’ampio portico e le terrazze al piano superiore, sono un invito a sedersi a prendere il sole, così tranquillamente, senza complimenti, come si farebbe nella casa di campagna dei nonni.
Mentre ci culliamo in questi pensieri ci viene incontro Corinna, colei che anni fa, giunta in Italia, per un viaggio di vacanza, dalla Svizzera, vide questo posto completamente in disarmo, se ne innamorò, lo acquistò e ne iniziò la ristrutturazione.
E’ un personaggio molto particolare, sembra uscita da un film americano, ha l’aspetto di una vera pioniera: pantaloni comodi, camicia fuori, giustamente larga per permettere i movimenti, cappello in testa e capelli legati dietro in una coda. Anche le scarpe hanno un aspetto solido, idonee per camminare in campagna e per seguire i cavalli, la sua altra vera passione. L’incontro è caloroso e semplice. I suoi occhi azzurri dietro le lenti esprimono entusiasmo e gioia di vivere. Mentre ci guardiamo attorno arriva Antonio, l’amante dei cavalli, già pronto per il nostro giro in campagna. Sono loro due che in coppia gestiscono questo piccolo angolo di serenità, curando, Antonio l’equitazione come turismo, e Corinna la campagna come agricoltore ed il fisico degli ospiti, come terapista. Antonio, bruno, gli occhi penetranti ed il ciuffo ribelle, un po’ come la criniera dei sette cavalli aveglinesi, esprime energia e voglia di fare. Sono bene assortiti, l’amore per la natura che manifestano ed il rispetto per gli animali con cui lavorano che mostrano, ne fanno una coppia particolare. Corinna ci invita per uno spuntino prima della cavalcata.
Ci sediamo con gli altri ospiti attorno ad un lungo tavolo, come in un’antica casa patriarcale. Antonio è a capotavola e ci illustra la passeggiata che andremo a fare. Il cibo è semplice e ricco di sapori antichi, l’olio prodotto da loro, proclama il trionfo del pinzimonio. Il camino scoppietta generosamente, fuori, il vento, leggero ma pungente, piega l’erba e rende più piacevole il nostro attardarci attorno al fuoco.
Il tempo vola, dobbiamo sella re i cavalli perché la nostra passeggiata non può attendere oltre. Andiamo ai recinti, subito i nostri amici vengono ad annusarci, se così si può dire, curiosi. Essi vivono in un ampio spazio che occupa anche un pezzo di bosco in cui sono dei ripari, quasi delle stalle, dove possono ritirarsi, quando ne abbiano voglia. Scegliamo Stella, una puledra sensibile ed Arno, un castrone dall’aspetto del ragazzino pieno di voglia di giocare. Mentre vengono strigliati prima della selciatura, ci sono grandi monologhi e carezze fra Corinna ed i due cavalli. Le mani esperte di Antonio concludono velocemente la preparazione ed eccoci in sella liberi nel verde della collina. Il nostro percorso è tutto in discesa ed in breve giungiamo al vecchio mulino, una costruzione che risale ad un’epoca attorno al Mille, sita al margine di un grande prato ai confini con la strada provinciale che noi evitiamo accuratamente. Proseguiamo per la campagna, costeggiamo una vasta area boscosa che dal periodo etrusco al tardo medioevo visse un’intensa attività mineraria. Qui, tra gli alberi della macchia mediterranea sono disseminati gli antichi pozzi, fondendo natura ed archeologia. Ancora una piccola galoppata ed ecco all’improvviso il Lago dell’Accesa. L’immagine è molto bella, ci fermiamo un istante ed Antonio interviene: “Questo specchio d’acqua è molto profondo, è 157 metri sul livello del mare, in una depressione carsica, fra il fiume Pecora ed il Bruna che è il suo emissario. Come puoi vedere il nostro lago sembra una pera ed ora noi, essendo le sue sponde piatte, le percorreremo per un tratto.”
I cavalli mostrano gradire quanto me la passeggiata. Antonio mi raccomanda di fare attenzione.
“Tieniti leggermente discosta dalle sponde, perché potresti dare fastidio ai molti uccelli acquatici e di passo che nidificano.”
La vegetazione attorno al lago è rigogliosa e noi abbiamo difficoltà a superare l’intrico di canne palustri, eucalipti e pioppi. Finalmente troviamo un varco ed Antonio mi guida verso gli scavi che negli anni ‘30 portarono alla luce una necropoli, che testimoniano la presenza umana fino alla metà del sesto secolo a.c.
Gli scavi ripresi recentemente attestano con il ritrovamento di mura appartenenti ad edifici di età tardo repubblicana od imperiale, che il complesso edilizio sia stato destinato ad abitazioni civili tra il sesto secolo a.c. ed il settimo: è quindi uno dei rari abitati superstiti dell’età arcaica dell’Etruria meridionale. Scendiamo da cavallo ed al passo osserviamo con la dovuta attenzione queste vestigia della storia dell’uomo. La luce che cala ci ricorda che il tramonto è vicino e noi dobbiamo riprendere la via del ritorno.
I raggi del sole hanno perso la loro forza e l’aria pungente si sente sul viso. Ora i cavalli paiano percepire l’odore di casa e galoppano allegramente. Si accendono le prime luci quando giungiamo nel cortile. Subito i cavalli vengono presi ed asciugati. Mentre ci apprestiamo ad andarcene, vediamo attraverso i vetri un bel fuoco. Salutiamo come se lasciassimo degli amici di vecchia data, con la stessa naturalezza. A poche centinaia di metri Massa Marittima con i suoi tesori ci invita a ritornare. Noi, mentre ci allontaniamo ci giriamo per osservare, ma qualcosa in cielo ci distrae: è la stella cometa, magica al tramonto di questa giornata tersa ed è la perfetta conclusione di un giorno trascorso alla scoperta di sentimenti semplici ed antichi.
La nostra meta non è lontana, si trova nella Maremma Toscana, vicino a Grosseto, precisamente a Massa Marittima. Raggiungere il posto per noi è facile, ci siamo già stati per altre ragioni, proprio qui a Massa c’è un Centro di Recupero per le Tartarughe ed un altro in cui si possono ammirare, con il dovuto rispetto, le cicogne, che si riproducono in una zona protetta da un’alta rete: una voliera nella natura.
Siamo giunti, Podere Altini è innanzi a noi proprio sulla cima del piccolo colle. E’ un vecchio casale tradizionale dall’aspetto reso ancora più solido dalla pietra che ne struttura le mura. L’architettura è mossa, le finestre sono ampie, ingentilite da alcune tende parasole, unico vezzo di modernità. Le scale esterne, l’ampio portico e le terrazze al piano superiore, sono un invito a sedersi a prendere il sole, così tranquillamente, senza complimenti, come si farebbe nella casa di campagna dei nonni.
Mentre ci culliamo in questi pensieri ci viene incontro Corinna, colei che anni fa, giunta in Italia, per un viaggio di vacanza, dalla Svizzera, vide questo posto completamente in disarmo, se ne innamorò, lo acquistò e ne iniziò la ristrutturazione.
E’ un personaggio molto particolare, sembra uscita da un film americano, ha l’aspetto di una vera pioniera: pantaloni comodi, camicia fuori, giustamente larga per permettere i movimenti, cappello in testa e capelli legati dietro in una coda. Anche le scarpe hanno un aspetto solido, idonee per camminare in campagna e per seguire i cavalli, la sua altra vera passione. L’incontro è caloroso e semplice. I suoi occhi azzurri dietro le lenti esprimono entusiasmo e gioia di vivere. Mentre ci guardiamo attorno arriva Antonio, l’amante dei cavalli, già pronto per il nostro giro in campagna. Sono loro due che in coppia gestiscono questo piccolo angolo di serenità, curando, Antonio l’equitazione come turismo, e Corinna la campagna come agricoltore ed il fisico degli ospiti, come terapista. Antonio, bruno, gli occhi penetranti ed il ciuffo ribelle, un po’ come la criniera dei sette cavalli aveglinesi, esprime energia e voglia di fare. Sono bene assortiti, l’amore per la natura che manifestano ed il rispetto per gli animali con cui lavorano che mostrano, ne fanno una coppia particolare. Corinna ci invita per uno spuntino prima della cavalcata.
Ci sediamo con gli altri ospiti attorno ad un lungo tavolo, come in un’antica casa patriarcale. Antonio è a capotavola e ci illustra la passeggiata che andremo a fare. Il cibo è semplice e ricco di sapori antichi, l’olio prodotto da loro, proclama il trionfo del pinzimonio. Il camino scoppietta generosamente, fuori, il vento, leggero ma pungente, piega l’erba e rende più piacevole il nostro attardarci attorno al fuoco.
Il tempo vola, dobbiamo sella re i cavalli perché la nostra passeggiata non può attendere oltre. Andiamo ai recinti, subito i nostri amici vengono ad annusarci, se così si può dire, curiosi. Essi vivono in un ampio spazio che occupa anche un pezzo di bosco in cui sono dei ripari, quasi delle stalle, dove possono ritirarsi, quando ne abbiano voglia. Scegliamo Stella, una puledra sensibile ed Arno, un castrone dall’aspetto del ragazzino pieno di voglia di giocare. Mentre vengono strigliati prima della selciatura, ci sono grandi monologhi e carezze fra Corinna ed i due cavalli. Le mani esperte di Antonio concludono velocemente la preparazione ed eccoci in sella liberi nel verde della collina. Il nostro percorso è tutto in discesa ed in breve giungiamo al vecchio mulino, una costruzione che risale ad un’epoca attorno al Mille, sita al margine di un grande prato ai confini con la strada provinciale che noi evitiamo accuratamente. Proseguiamo per la campagna, costeggiamo una vasta area boscosa che dal periodo etrusco al tardo medioevo visse un’intensa attività mineraria. Qui, tra gli alberi della macchia mediterranea sono disseminati gli antichi pozzi, fondendo natura ed archeologia. Ancora una piccola galoppata ed ecco all’improvviso il Lago dell’Accesa. L’immagine è molto bella, ci fermiamo un istante ed Antonio interviene: “Questo specchio d’acqua è molto profondo, è 157 metri sul livello del mare, in una depressione carsica, fra il fiume Pecora ed il Bruna che è il suo emissario. Come puoi vedere il nostro lago sembra una pera ed ora noi, essendo le sue sponde piatte, le percorreremo per un tratto.”
I cavalli mostrano gradire quanto me la passeggiata. Antonio mi raccomanda di fare attenzione.
“Tieniti leggermente discosta dalle sponde, perché potresti dare fastidio ai molti uccelli acquatici e di passo che nidificano.”
La vegetazione attorno al lago è rigogliosa e noi abbiamo difficoltà a superare l’intrico di canne palustri, eucalipti e pioppi. Finalmente troviamo un varco ed Antonio mi guida verso gli scavi che negli anni ‘30 portarono alla luce una necropoli, che testimoniano la presenza umana fino alla metà del sesto secolo a.c.
Gli scavi ripresi recentemente attestano con il ritrovamento di mura appartenenti ad edifici di età tardo repubblicana od imperiale, che il complesso edilizio sia stato destinato ad abitazioni civili tra il sesto secolo a.c. ed il settimo: è quindi uno dei rari abitati superstiti dell’età arcaica dell’Etruria meridionale. Scendiamo da cavallo ed al passo osserviamo con la dovuta attenzione queste vestigia della storia dell’uomo. La luce che cala ci ricorda che il tramonto è vicino e noi dobbiamo riprendere la via del ritorno.
I raggi del sole hanno perso la loro forza e l’aria pungente si sente sul viso. Ora i cavalli paiano percepire l’odore di casa e galoppano allegramente. Si accendono le prime luci quando giungiamo nel cortile. Subito i cavalli vengono presi ed asciugati. Mentre ci apprestiamo ad andarcene, vediamo attraverso i vetri un bel fuoco. Salutiamo come se lasciassimo degli amici di vecchia data, con la stessa naturalezza. A poche centinaia di metri Massa Marittima con i suoi tesori ci invita a ritornare. Noi, mentre ci allontaniamo ci giriamo per osservare, ma qualcosa in cielo ci distrae: è la stella cometa, magica al tramonto di questa giornata tersa ed è la perfetta conclusione di un giorno trascorso alla scoperta di sentimenti semplici ed antichi.