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La giornata mondiale degli oceani contro la plastica

Ogni anno vengono prodotte 300 milioni di tonnellate di plastica; 260 mila tonnellate si trovano ora negli oceani

08 giugno 2016
| di Redazione
La giornata mondiale degli oceani contro la plastica

Oceani sani sono essenziali per sostenere la vita sulla Terra”. A dirlo è Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della 'Giornata mondiale degli oceani' che si celebra oggi. Gli oceani, infatti, regolano il clima, producono gran parte dell'ossigeno che respiriamo e forniscono cibo e lavoro a miliardi di persone ogni anno, oltre ad essere l'habitat di una grande varietà di flora e fauna. Perché continuino a fare tutto questo è però fondamentale che gli oceani siano in salute, e quindi puliti. Per questo il tema scelto quest'anno è stato “Oceani sani, pianeta sano”.

 

La Terra è ricoperta per il 71 per cento da acqua; di questa ben il 97 per cento è rappresentato dagli oceani che, nonostante sembrino 'infiniti', hanno in realtà una capacità limitata di resistere alle attività umane inquinanti. Secondo un recente studio della Fondazione Ellen MacArthur stiamo correndo il rischio che nel 2050 negli oceani possa esserci più plastica, in termini di peso, che pesci.

 

La presenza della plastica è proprio uno dei problemi principali che affligge le nostre acque. Secondo il Worldwatch Institute (un istituto di ricerca che si occupa di questioni ambientali globali) la produzione globale di plastica aumenta costantemente di anno in anno – nel 2013 ne sono state prodotte quasi 300 milioni di tonnellate – mentre il recupero e il riciclaggio sono ancora insufficienti e milioni di tonnellate di plastica continuano a finire nelle discariche e negli oceani ogni anno. Secondo lo studio guidato dall'oceanografo Marcus Eriksen, Plastic Pollution in the World's Oceans, ci sarebbero attualmente quasi 260 mila tonnellate di plastica che galleggiano nel mare. Un rischio enorme per l'intero ecosistema.

 

Un altro recente studio pubblicato su Scienze afferma che la plastica avrebbe su alcuni pesci lo stesso effetto che il junk food ha sui ragazzi: crea assuefazione fino a portarli a preferire proprio la plastica al loro cibo naturale. Le conseguenze negative sono ovvie per i pesci – si parla di minore crescita, minore velocità di spostamento e infine anche la morte – ma sono altrettanto nocive per noi umani che ce ne cibiamo.

 

La responsabilità è solo nostra: in Europa occidentale e in nord America una persona consuma in media 100 chili di plastica ogni anno, per lo più sotto forma di confezioni e imballaggi, mentre in Asia se ne consumano 20 chilogrammi, sempre secondo i dati del Worldwatch Institute.

 

Viviamo ormai in un mondo – commenta Licia Colò – in cui non vengono più prodotti oggetti utili a essere usati nel tempo ma, al contrario, destinati a essere buttati via con molta facilità”. Il riciclo e il recupero non fanno ancora totalmente parte della nostra vita e il risultato sono proprio questi 'oceani di plastica'.

 

 

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@liciaanimalie

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